L’innovazione coniugata efficacemente alla tradizione si fonda, secondo l’azienda Paglione, sui tre pilastri della sostenibilità: economica, sociale e ambientale.

La sostenibilità economica, che come è noto è articolata su diversi fattori, puntualmente richiamati dall’imprenditore nel corso dell’intervista (valore della produzione, controllo dei costi, profitto ecc.), potrebbe essere sintetizzata nella capacità dell’impresa di assicurare una remunerazione equa e soddisfacente ai fattori della produzione impegnati (capitale e lavoro). Durante l’intervista sono emerse inoltre alcune questioni attinenti alle attività di marketing e di comunicazione, ritenute necessarie per promuovere gli aspetti culturali e tradizionali, particolarmente curati dall’azienda. La sistematica adozione di tali pratiche faciliterebbe infatti la migliore collocazione dei prodotti sui mercati. Va osservato inoltre che l’innovazione nell’ambito comunicativo, relativa anche all’uso di piattaforme web e social, ha permesso la crescita del fatturato aziendale ed il consolidamento del valore aggiunto su livelli soddisfacenti.

Dal punto di vista della sostenibilità sociale l’azienda Paglione è apparsa sensibile soprattutto al tema dell’occupazione, in modo particolare di quella giovanile e femminile. Mentre non appaiono particolarmente sviluppati i servizi rivolti al mondo dell’educazione e alla promozione della domanda istituzionale di prodotti biologici (forniture di mense scolastiche e ristorazione collettiva in generale).

Una delle principali peculiarità dell’azienda Paglione è la DOC di Lucera denominata Cacc’e Mitte (il cui nome dialettale deriva dall’antica pratica di utilizzazione turnaria delle cantine), espressione dell’impegno dell’azienda nella valorizzazione dei “prodotti del passato”, che ha permesso di perpetuare una tradizione che altrimenti sarebbe andata perduta.

Nonostante la significativa sensibilità agli aspetti della sostenibilità economica e sociale, meno rilevante è apparso l’impegno sui temi della sostenibilità ecologica. Sebbene l’azienda adotti pratiche rispettose dei sistemi naturali, come l’impiego di lieviti autoctoni piuttosto che di microrganismi selezionati, rinunciando inoltre all’adozione di additivi chimici, cui vengono preferiti il sale o il succo di limone, l’azienda risulta ancora priva di impianti di generazione autonoma di energia derivante da fonti rinnovabili e/o dalla valorizzazione energetica dei reflui.


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